I borghi dell’Etna: da Nicolosi a Bronte
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“Tutto ciò che la natura ha di grande, tutto ciò che ha di piacevole, tutto ciò che ha di terribile, si può paragonare all’Etna e l’Etna non si può paragonare a nulla”, scriveva Dominique Vivant Denon, scrittore e storico dell’arte, durante il suo viaggio in Sicilia del 1788. E non si sbagliava.
Intorno al vulcano, patrimonio Unesco dal 2013, si estendono borghi pittoreschi che sembrano sospesi nel tempo. Case in pietra lavica prodotta dalle eruzioni nel corso dei millenni e stradine tortuose come vene si fondono armoniosamente con il paesaggio circostante.
Qui il tempo sembra scorrere lentamente, permettendo ai viaggiatori d’immergersi nell’autenticità della vita siciliana. Ogni pietra racconta una storia di fuoco e passione, distruzione e rinascita, conferendo al paesaggio un carattere unico.
I borghi ai piedi dell’Etna
Nicolosi
Una storia che, in questo tour ad anello intorno alla montagna, ha inizio da Nicolosi, chiamata la Porta dell’Etna per la sua posizione, punto d’accesso privilegiato al “gigante”.
L’antico monastero di San Nicolò la Rena, che risale al 1150 e da cui probabilmente deriva il nome stesso della città, ospita la sede del Parco dell’Etna, il primo a essere istituito in Sicilia (nel 1987), meraviglia con 59 mila ettari di boschi, sentieri e scenari irripetibili.
Si sale sino al Rifugio Sapienza, a 1.900 metri, dove si può prendere la funivia per raggiungere la sommità della montagna, a quota 2.500.
Qui il panorama è spettacolare, e nelle giornate più limpide si riesce a vedere fino all’isola di Malta. Tornando in paese, merita una visita il centro storico con la Chiesa Madre dello Spirito Santo, dal bel campanile in pietra lavica, progettata da Giovanni Battista Vaccarini dopo gli eventi catastrofici – eruzione e terremoto – del 1669 e del 1693.
Chi invece vuole scoprire i sapori genuini del territorio può far tappa all’azienda Serafica Terra di olio e vino, lungo la strada comunale Mompilieri, per provare quattro diverse degustazioni di vini e oli dell’Etna accompagnate da pane cunzatu – condito con pomodori, primo sale, olio, origano e acciughe – o da un tagliere di salumi.
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Zafferana Etnea
Il tour ora si dirige verso Zafferana Etnea e Milo, passando da Pedara per visitare, in piazza Don Diego, uno splendido esempio di chiesa nera dell’Etna: la basilica di Santa Caterina Alessandrina (1563).
Quindi, procedendo verso nordest e dopo aver attraversato Trecastagni e Viagrande, si raggiunge Zafferana Etnea. Bello il panorama da piazza Belvedere, che spazia dalla Calabria sino al Golfo di Siracusa.
Dopo la visita alla chiesa di Santa Maria della Provvidenza, che si staglia bianca al termine di una scalinata di nera pietra lavica, e alla Casa museo dell’Apicoltore, per conoscere la qualità del celebre miele locale, è obbligatoria una sosta nella storica pasticceria Donna Peppina per assaggiare la siciliana, sorta di calzone fritto con formaggio tuma e acciughe, e i biscotti sciatori, friabili al latte e ricoperti di goloso cioccolato fondente.
Milo
Poco distante, attraversando una strada immersa nel verde tra querce, lecci e castagni s’incontra Milo. Il piccolo borgo, Città del vino e della musica, fu caro a Franco Battiato e Lucio Dalla, che tra i suoi boschi amavano rifugiarsi. A loro è dedicato un gruppo scultoreo bronzeo in piazza Belvedere.
Randazzo
Il giorno dopo si parte alla volta di Randazzo, nota anche come la Città delle cento chiese, molte delle quali ancora esistenti. Per raggiungerla si imbocca l’A18 e si esce a Fiumefreddo.
Lungo la strada valgono la visita Piedimonte Etneo, per attraversare la suggestiva Porta San Fratello, formata da una coppia di obelischi in pietra lavica, e Linguaglossa, punto d’accesso al versante nord del vulcano.
Qui, tra antiche chiese e maestosi palazzi nobiliari, spicca anche una serie di circa 50 murales realizzati negli anni Novanta per raccontare la storia e lo spirito del Mongibello, come gli Arabi chiamavano l’Etna.
In meno di mezz’ora si arriva a Randazzo per andare alla scoperta delle chiese di Santa Maria Assunta, gioiello gotico del quartiere Latino, e di San Martino, nel quartiere Lombardo, famosa per il suo meraviglioso campanile, considerato tra i più belli di Sicilia.
Quindi si raggiunge l’altra chiesa di San Nicolò, nel quartiere Greco, dall’austera facciata barocca. E proprio di fronte, nella piazza omonima, ecco la statua che rappresenta l’unione dei tre quartieri, impersonata dal Gigante Piracmone, che i randazzesi hanno ribattezzato più amichevolmente Rannazzu Vecchiu. Molto suggestiva anche la passeggiata sull’acciottolato in basalto lavico di via degli Archi.
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Maletto
Il terzo giorno di visita è dedicato a Bronte. Ma prima, proseguendo la circumnavigazione dell’Etna in senso antiorario, si passa da Maletto, paese delle fragole, cui è dedicato anche un festival estivo.
Da qui partono percorsi di trekking alla volta dei crateri spenti del vulcano, da monte Scavo a monte Pomarazzo. In centro, notevole la Chiesa Madre, anch’essa abbellita da una scalinata in pietra lavica.
Bronte
Dalle fragole al pistacchio il passo è breve. Basta un quarto d’ora per raggiungere Bronte, patria dell’oro verde di Sicilia, gioiellino storico dove spicca la sobria Chiesa Madre del ‘500 dedicata alla Santissima Trinità, che qui chiamano La Matrice.
Poco distante ecco il Real Collegio Capizzi, fondato dal sacerdote Ignazio Capizzi nel XVIII secolo per promuovere l’istruzione e la formazione dei giovani: qui su prenotazione si visita il fondo antico della ricca biblioteca.
Dulcis in fundo, il Castello Nelson. Complesso architettonico nato come abbazia nel XII secolo, dopo essere stato secolarizzato venne donato nel 1799 da Ferdinando di Borbone all’ammiraglio Horatio Nelson: un gesto di riconoscenza dopo l’intervento inglese che aveva contribuito a spegnere la breve esperienza della Repubblica napoletana, restaurando il Regno.
Oggi è un museo multimediale con cinque stanze immersive che permettono un affascinante viaggio nella Storia.
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