Dl cultura senza cinema. I tecnici di ripresa: «Il settore è paralizzato»
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Nel dl Cultura approvato ieri alla Camera c’è un grande assente, il cinema, se non per l’introduzione del nuovo divieto ai minori di 10 anni. Il momento nell’industria è particolarmente delicato, la sospensione del tax credit da parte del Tar del Lazio lo scorso novembre ha aggravato la situazione di stallo, si parla di oltre il 60% delle produzioni ferme. Il Tar si pronuncerà tra un mese, fino ad allora il governo non sembra intenzionato a prendere provvedimenti per tutti quei lavoratori e lavoratrici rimasti a casa. È quanto emerge dall’ordine del giorno esposto ieri in aula dal deputato Avs Marco Grimaldi, sul quale l’opposizione appare compatta: sono intervenuti anche Orfini (Pd), L’Abbate e Iaria (M5S), sottolineando come l’ecosistema cinema abbia bisogno di sostenere soprattutto le piccole produzioni.
Sebastiano Bazzini, presidente dell’Associazione italiana dei tecnici di ripresa (Aitr), condivide le preoccupazioni per il blocco del settore. Quando lo raggiungiamo al telefono, dice: «Circa due terzi degli addetti ai lavori è fermo. Dopo il Covid c’è stata una sorta di overdose grazie agli investimenti fatti dalle piattaforme, ma ora hanno cambiato strategia e tutto si è fermato. Siamo spaesati, non c’è alcuna progettualità politica. Come operatori di ripresa siamo abituati alla precarietà, ma l’anno scorso molti di noi non hanno raggiunto il minimo dei giorni richiesti per ottenere la disoccupazione. Serve un sostegno al cinema valorizzandone la funzione pubblica, ma se guardiamo ai provvedimenti che si stanno prendendo, come quello che potrebbe cambiare la destinazione d’uso delle sale del Lazio, la direzione sembra tutt’altra».
OLTRE ALLE PRODUZIONI, anche i festival cinematografici sono in una situazione critica. Elisabetta Piccolotti, deputata Avs, ha presentato due giorni fa un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro della Cultura Giuli. Ancora non sono stati distribuiti i fondi del Ministero per le edizioni svolte nel 2024, senza i quali i festival non possono pagare i lavoratori per attività già prestate mesi fa. Se non si interverrà subito il rischio della sospensione di tante rassegne è concreto. Come riassume l’Afic, l’associazione italiana dei festival cinematografici: «Non c’è più tempo».
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